Il Dipartimento di Architettura e Progetto per Roma / The Department of Architecture and Design for Rome
Abstract
C’è un aspetto che accomuna la maggior parte delle nostre città: il passato non scompare mai del tutto, si accumula sul presente, nelle pietre delle piazze, nei colori delle strade, nei volti dei cittadini. Il passato vive e sopravvive naturalmente dentro tutte le stratificazioni. Ma in nessuna città la presenza del passato è così naturalmente consustanziale come nel caso di Roma. Lo spiegano molto bene Filippo Coarelli: “Roma è stata costruita dai forestieri, dagli altri, ed ha bisogno degli altri” e Renato Nicolini: “Roma è come un’ostrica, non si può tagliare, ma solo prenderla tutta intera così com’è”. Si può scegliere, quindi, di fare di Roma un totem da sacrificare sull’altare della città turistica oppure si può tentare di investire sulla sua conservazione inseguendo il miraggio del “com’era e dov’era”.
La chiave per interpretare Roma, invece, può ancora essere quella che è stata praticata a lungo e con energia negli ultimi decenni, soprattutto da molte sedi accademiche, e che ora sembra una pratica in parte dimenticata: rielaborare il suo rapporto con il passato per poter guardare avanti e costruire quella visione nuova che oggi sembra mancare. Il lavoro progettuale sul suo grande patrimonio storico, condotto per lungo tempo col fine di approntare una visione futura della città sembra interrotto. Ciò, naturalmente, riempie di tristezza e preoccupazione: riaprire il dialogo tra presente e passato dopo un lungo silenzio è più difficile che lavorare in continuità. Infatti, l’accademia, gli studiosi, gli esperti hanno bisogno di interlocutori con cui intercettare e definire un orizzonte ampio; forse c’è ancora qualche speranza nonostante il senso di desolazione generale.