Il gruppo ASeA-AUA

Authors

  • Lucio Barbera

Abstract

Il gruppo formato dagli studenti che furono i promotori dell’ASeA e i fondatori dell’AUA, fu tra i più attivi promotori della prima occupazione studentesca della Facoltà di Architettura di Roma dopo gli anni iniziali del dopoguerra: essa avvenne nel 1956 e certamente oggi sarebbe giudicata una manifestazione di carattere “corporativo”. In quell’anno le elezioni per la formazione del Consiglio Studentesco di Facoltà composto da tre membri, erano state vinte dalla lista dell’UGI – Unione Goliardica Romana – verso la quale erano stati indirizzati anche i voti degli studenti di sinistra, dopo l’accordo diretto tra Palmiro Togliatti e il giovanissimo Marco Pannella (eletto presidente UGI nel 1952). Dopo le elezioni risultarono eletti nel Consiglio Studentesco di Facoltà Lucio Barbera, Massimo La Perna – ambedue componenti del nostro gruppo – e Claudio Tombini, rappresentante degli studenti della FGCI (Federazione Giovanile Comunista Italiana) in Facoltà. La manifestazione, organizzata dal Consiglio Studentesco e che culminò con l’occupazione dei locali della Facoltà a Valle Giulia, coinvolse tutte le altre sedi universitarie nazionali perché diretta a contestare una legge nazionale (n. 1378, 8 dicembre 1956) che, reintroducendo gli Esami di Stato per l’esercizio della professione, apriva agli ingegneri la possibilità di iscriversi all’Ordine degli Architetti senza permettere – nei fatti – la reciprocità. La manifestazione di carattere nazionale non ottenne alcunché, ma per gli studenti di architettura di Roma fu una palestra di azione collettiva e un’importante esperienza di collaborazione con studenti attivi in altre Facoltà di Architettura italiane. 
In quegli anni in Italia le Facoltà di Architettura erano ancora quelle istituite tra le due guerre mondiali presso i Politecnici di Milano e Torino, le Università di Firenze, Napoli, Palermo e lo IUAV di Venezia, sul modello della Regia Scuola Superiore d’Architettura di Roma, fondata dal gruppo di progettisti e artisti guidati da Gustavo Giovannoni e Marcello Piacentini. Per dare maggior significato alle manifestazioni contro la legge istitutiva degli Esami di Stato, rappresentanti studenteschi di tutte le altre Facoltà convennero a Roma dove si tenne una conferenza unitaria; fu l’occasione per stringere rapporti politici, culturali e personali con i coetanei e colleghi delle altre città italiane con i quali si costituì naturalmente un embrione di rete generazionale che negli anni seguenti si sviluppò ad ogni livello con grande naturalezza. Malgrado il garbo democratico con cui fu condotta questa prima occupazione, il preside Vincenzo Fasolo assunse una postura autoritaria e paternalisticamente aggressiva, che permise però al resto del Consiglio dei professori (solo sette erano i professori ordinari che lo componevano) di non esporsi contro l’iniziativa studentesca. 
    Quella manifestazione coinvolse con successo una gran parte – la più attiva – degli studenti e delle studentesse – pochissime – della Facoltà e sembrò esprimere una concreta capacità di leadership del nostro gruppo. Adottando consapevolmente il consueto e antropologicamente collaudato modello di scalata all’egemonia – anche se soltanto culturale – attraverso l’individuazione di un avversario da battere – meglio se istituzionale e ideologico – il nostro gruppo si auto-elesse principale protagonista della opposizione alla arretratezza culturale della Facoltà – evidente soprattutto negli anni del Biennio propedeutico. Fondammo l’ASeA (Associazione Studenti e Architetti) e, al suo interno, un Centro Assistenza Matricole, con il quale ci rivolgemmo soprattutto ai giovanissimi con una sorta di vera e propria contro-scuola. Nelle ore di pausa della didattica ufficiale organizzavamo lezioni suppletive agli studenti dei primi anni per far conoscere loro i principi, le opere e le idealità dei maestri dell’architettura moderna degli anni tra le due Guerre Mondiali da cui, secondo noi, occorreva ripartire per progettare la città contemporanea. Suggerivamo la lettura di tre classici: Walter Gropius e la Bauhaus, di Giulio Carlo Argan, uscito nel 1951, Storia dell’Architettura Moderna di Bruno Zevi, uscito nel 1950, di cui consigliavamo, però, una lettura “critica” e il famoso libro di Sigfried Giedion Spazio Tempo e Architettura, pubblicato in italiano nel 1954, nonché una serie di agili libri editi dopo il 1950 dalla Politecnica Tamburini, di Milano. Tra questi ultimi consideravamo fondamentali per i giovani studenti, quello di Giulia Veronesi dal titolo Difficoltà politiche dell’architettura in Italia: 1920-1940 e quelli di Mario Roggero su Erich Mendelsohn e di Bruno Zevi sull’Architettura Neoplastica. Naturalmente si trattava degli stessi testi sui quali noi stessi avevamo voluto costruire le prime basi della nostra comune identità intellettuale.   
    Oggi tutto ciò può sembrare scontato e convenzionale, ma allora non era così; malgrado la distanza temporale, più che decennale, che ci separava dal drammatico trapasso dal regime fascista alla Repubblica democratica, una parte rilevante del corpo docente della Facoltà sembrava temere ancora la diffusione tra gli studenti dei testi della nuova critica, anche dei più classici, e delle riviste internazionali di architettura, anche delle più lette in Europa. I professori più anziani si mostravano sospettosamente chiusi in un burbero, a volte ringhioso timore rispetto alle posizioni o alle pretese culturali degli studenti, spesso interpretate come frutto di una preconcetta opposizione “politica” alla loro storia “fascista” di docenti e architetti ancorché valorosi. Inoltre, alla quieta accettazione, da parte degli studenti, della autorità accademica dei vecchi titolari non giovava affatto la ricetta didattica da questi escogitata che prevedeva di concedere piena licenza linguistica a tutti i giovani che frequentavano i corsi di progettazione dal primo al terzo anno. 

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Published

2024-10-25

How to Cite

Il gruppo ASeA-AUA. (2024). L’architettura Delle città  - The Journal of the Scientific Society Ludovico Quaroni, 16(20-21). http://architetturadellecitta.it/index.php/adc/article/view/382