Gli studenti e la Riforma delle Facoltà di Architettura. Introduzione al dibattito
Abstract
Gli studenti e la Riforma delle Facoltà di Architettura Introduzione al dibattito promosso dall’IN/ARCH. Il 16 ottobre 1961 Relazione di Massimo Teodori (...) Molti sono stati i contributi al problema della riforma che si sono manifestati in questi anni determinando un patrimonio di idee e di risultati che può essere considerato largamente positivo. Carlo Ludovico Ragghianti già nel 1955 al I Convegno Nazionale degli studenti architetti affermava che (2) “la scuola di architettura deve tendere alla formazione dell’uomo, se pure di un uomo non astratto ed irreale, ma di un uomo il quale svolgerà un’attività spirituale che, avendo la sua validità nel suo principio intellettuale ed etico è attività che si svolge ed opera nella storia e nella società. Più tardi la notevole inchiesta promossa da “Architettura Cantiere” tra docenti e studenti (3) forniva sufficiente materiale analitico non solo documentando la insufficienza programmatica delle odierne facoltà, ma cominciava anche ad indicare le linee di una futura possibile riforma. Rispondendo al questionario Albini scriveva “Il fine ultimo delle nostre facoltà e il contributo che gli architetti potranno portare al progresso della nostra società, operando nella società e per la società...” e più avanti “.... la necessità di questo contatto con gli ambienti esterni e la necessità di ringiovanire continuamente l’ambiente universitario porta ad un’altra necessità”: quella di immettere nella scuola tutti i migliori uomini, specialmente giovani, che dimostrano un tenace e profondo impegno culturale e sociale...” e replicavano gli studenti di Roma concludendo a proposito della loro Facoltà (4): “... Tutto ciò in fondo è la conseguenza di un ordinamento universitario che rinuncia a servirsi organicamente dei contributi di tutte le forze presenti nella scuola, interessate al continuo perfezionarsi di questa, adeguandola alla realtà in cui è inserita, e fa dell’Università un organismo autoritario, burocratico, incapace di rinnovarsi naturalmente e per tanto in eterno ritardo rispetto all’evolversi continuo della cultura, della situazione generale del Paese e dei compiti che ne derivano per le varie categorie professionali”. Ed ancora Belgiojoso: (5) “... soltanto inquadrando il problema dell’insegnamento in quello più vasto delle condizioni della professione si potranno chiarire i termini di una discussione sulle finalità e sul carattere di una riforma della scuola...”. Al Convegno di Napoli (6) del dicembre 1959, in cui per la prima volta si incontrarono pariteticamente docenti, professionisti, studenti, assistenti, sembrava fosse giunto il momento di passare alla fase concretamente operativa della riforma, ma quello di allora fu un ingiustificato ottimismo. Le mozioni finali, pur non rispecchiano le posizioni più avanzate e più organiche, contenevano tuttavia alcune indicazioni di fondo su cui sembrava che si volessero impegnare gli stessi docenti: formazione degli Istituti quali strumenti di ricerca e produzione culturale e quale tramite tra Università e la realtà socio-economica esterna, autonomia dell’ordinamento universitario, democraticità di programmazione all’interno degli Istituti e delle Facoltà, riduzione in questo ambito delle materia di studio, ridimensionamento dell’esame di Stato, abolizione di materie quali “disegno dal vero”, rapporti organici con al scuola media, ammissione alla Facoltà secondo un’adeguata politica di diritto allo studio.Downloads
Published
2023-12-30
Issue
Section
L'Architettura delle città-The Journal of Scientific Society Ludovico Quaroni
How to Cite
Gli studenti e la Riforma delle Facoltà di Architettura. Introduzione al dibattito. (2023). L’architettura Delle città - The Journal of the Scientific Society Ludovico Quaroni, 17(22-23). http://architetturadellecitta.it/index.php/adc/article/view/402